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25 Aprile. Settimo Milanese: ignoti tentano di bruciare statua di Giulia Lombardi a Vighignolo

 

(mi-Lorenteggio.com) Settimo Milanese, 2 aprile 2019 –  Ignoti hanno dato fuoco, danneggiandola, la statua di Giulia Lombardi,  inaugurata lo scorso 14 aprile dall’Anpi e dai sindaci di Cornaredo e Settimo Milanese. L’episodio avviene a 48 ore dalle celebrazioni del 74° del XXV Aprile, Festa della Liberazione.

Chi era Giulia Lombardi: dal Sito della Pro Loco Settimo Milanese:

“Giulia Lombardi abitava a Vighignolo ed aveva quasi 22 anni (era nata il 22 agosto 1922).
Il 26 maggio 1944 si era avviata a piedi, assieme ad altre due amiche, sulla strada che da Vighignolo porta a Cornaredo; le ragazze erano dipendenti della MAIM (Manifattura Abbigliamenti Industriali) e camminavano svelte per raggiungere il posto di lavoro.
Giulia era al centro del gruppo.
Verso le 7,30, in prossimità di Cornaredo, il gruppetto fu raggiunto da alcuni colpi d’arma da fuoco. Delle tre solo Giulia fu l’unica ad essere colpita a morte, inutili furono i tentativi di salvarla. A sparare fu un caposquadradella GNR durante uno dei tanti rastrellamenti che avevano l’obiettivo di arrestare renitenti di leva e partigiani. Il milite della Muti che sparò scrisse sul rapporto che l’uccisione della ragazza era stato un incidente, in quanto era stata colpita per sbaglio nell’ambito del tentativo di arresto di un individuo che si era dato alla fuga.
Il comando dell’operazione era affidato all’Aiutante Maggiore in 1ª Capitano De Stefani Bruno che, un mese dopo, diventerà Maggiore e guiderà il rastrellamento che porterà alla fucilazione di Ravagnati, Rigamonti e Soldati nella piazza di Settimo
Ai funerali partecipò tutto il paese ed i giovani colleghi della MAIM, molti dei quali membri della Resistenza della zona.
Giulia Lombardi venne riconosciuta come “Staffetta” dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia”.

Il commento della Lista Insieme a Sinistra:
“Abbiamo appreso con rabbia e sgomento che questa notte A VIGHIGNOLO É STATO DATO FUOCO AL MONUMENTO DEDICATO ALLA STAFFETTA PARTIGIANA GIULIA LOMBARDI.
La cosa ci addolora ma non ci stupisce perché purtroppo in questi ultimi anni, contestualmente all’ascesa dei partiti populisti e sovranisti, abbiamo assistito al progressivo sdoganamento di un linguaggio di intolleranza e di odio a cui sono seguiti atti spesso sfociati in vere e proprie violenze fisiche, come dimostrano i recenti fatti di cronaca nell’area metropolitana milanese: la vandalizzazione delle pietre d’inciampo che ricordano i perseguitati dal regime fascista, le aggressioni nei confronti di alcuni immigrati, le devastazioni di alcune sedi della CGIL e dell’ANPI, e la copertura istituzionale data a forze che si richiamano esplicitamente al fascismo sono fatti preoccupanti.
Anche Settimo Milanese non è immune da questi fenomeni come testimoniano la diffusione di volantini e le scritte inneggianti al nazismo apparse nel corso degli anni in alcuni luoghi pubblici. Allo stesso modo siamo sconcertati dal prendere atto che talune forze cittadine di opposizione sembrano voler impostare una campagna elettorale per le elezioni amministrative all’insegna della demonizzazione degli avversari politici trasformandoli in nemici da cui “liberare” la città.
Ad aggravare il quadro italiano è anche il clima di forte intolleranza che si respira sui social network: a sollevare un vero e proprio grido di allarme è stato l’Osservatorio Italiano sui Diritti Vox, un network universitario che nel 2018 ha presentato la Mappa dell’Intolleranza, un progetto di analisi del linguaggio associato ai tweet in merito alle tematiche più rilevanti da cui è emerso che oltre un terzo dei messaggi inviati con twitter in Italia ha contenuti xenofobi, sessisti, islamofobi e antisemiti.
Ovviamente usare parole di odio non significa automaticamente essere responsabili di azioni violente o essere fascisti. Il punto è che la violenza verbale e la diffusione di stereopiti e concetti divisivi costituiscono il presupposto culturale in cui crescono e si sviluppano razzismo e fascismo.
L’unico rimedio a questa deriva è non cedere all’indifferenza, mettere in campo un’azione costante tesa alla salvaguardia della memoria partendo dall’educazione civica e dall’esperienza della resistenza da cui è nata la nostra costituzione repubblicana e ritrovare le parole inclusive e i valori fondanti del patto sociale alla base della nostra democrazia”.
Redazione

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