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Proverbio: Aprile fa il fiore e maggio si ha il colore

Rho. Il Sindaco Andrea Orlandi alla inaugurazione della sede di Vesti Solidale in via Moscova: hub per il riciclo del tessile

“Qui si vive l’economia circolare mettendo le persone al centro”

(Mi-lorenteggio.com) Rho, 7 marzo 2024 – Il Sindaco Andrea Orlandi ha preso parte questa mattina, 7 marzo 2024, in via Moscova, insieme con l’assessore alle Politiche sociali Paolo Bianchi, alla inaugurazione del TEXTILE HUB della cooperativa Vesti Solidale, il più grande impianto di riciclo tessile del Nord Italia.

Con un investimento di 8 milioni di euro e una superficie di 12.000 mq, di cui 5.000 mq coperti, l’impianto potrà trattare fino a 20.000 tonnellate di rifiuti tessili all’anno.

Il capannone, disegnato dal rhodense Giovanni Kirn, è ricoperto di pannelli fotovoltaici ed è strutturato per essere a basso impatto ambientale. Contiene attrezzature semiautomatizzate per la selezione e il recupero di capi usati e tessuti. Una scelta di economia sostenibile che riduce l’impatto ambientale e genera opportunità di lavoro sul territorio.

L’hub gestirà la fase finale del ciclo di vita di indumenti usati e prodotti tessili usati: abiti, scarpe, borse conferiti nei cassonetti o provenienti da aziende d’abbigliamento, tra cui anche marchi d’alta moda, come capi resi, invenduti o difettosi. Ci saranno anche rifiuti pre-consumer, ossia filati, tessuti da scarti di lavorazione (cascami). Infine, il riciclo: i tessili vengono selezionati per fibra, qualità e colore. Vengono eliminate le parti non riciclabili: bottoni, cerniere, elementi in plastica o qualsiasi altro elemento che possa compromettere la successiva fase di riciclo.

“Gli abiti che non usiamo più contengono un’enorme quantità di materiale che è un peccato incenerire insieme al rifiuto indifferenziato. È fondamentale integrare nelle produzioni materiali rigenerati sostituendo le fibre vergini con quelle provenienti da tessuti e capi riciclati – spiega Matteo Lovatti, presidente di Vesti Solidale -. Qui noi selezioniamo le fibre che i nostri clienti trasformano in nuovi filati di lana, cotone, jeans, poliestere, oppure trovano spazio nel nostro laboratorio Taivè, per la creazione di nuovi prodotti con l’upcycling creativo. Abbiamo anche progetti pilota per il riciclo del nylon e del cuoio. Poi c’è tutta la filiera del riutilizzo, la principale, in cui i capi sono selezionati e igienizzati per la vendita nella nostra catena di negozi second-hand Share presenti in Lombardia e Piemonte, il resto destinato ad altre reti di distribuzione o commercializzato”.

Il nuovo polo tessile di Rho – secondo quanto comunicato da Vesti Solidale – sarà il centro nevralgico dell’attività di raccolta dei cassonetti gialli riconoscibili dai marchi di Caritas e Rete RIUSE (Raccolta Indumenti Usati Solidale e Etica) nei territori delle Diocesi di Milano, Brescia e Bergamo, tramite 9 cooperative sociali. La struttura è stata realizzata grazie al contributo di Confcooperative/Fondo Sviluppo, CFICooperazione Finanza Impresa, Intesa SanPaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con CESVI, Invitalia, Fondazione Peppino Vismara e Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore.

L’industria tessile è tra le più inquinanti a livello mondiale. La quantità di abiti prodotti e gettati via è aumentata in modo esponenziale, con impatto sulle emissioni globali di gas serra. Molti capi vengono gettati anziché donati. Ma il riuso e il riciclo dei rifiuti tessili rimane l’unica alternativa al consumo indiscriminato di risorse. Per il solo 2023, con il recupero di 6.151 tonnellate di indumenti, l’azione di Vesti Solidale ha consentito il risparmio di 29.000 tonnellate di CO2 in un anno, l’equivalente dell’emissione prodotta da 3625 voli Milano – Napoli o dai motori di 13.467 automobili.

L’adozione di sensori di riempimento RML nei 936 cassonetti gestiti da Vesti Solidale rappresenta un passo avanti nel settore del waste management intelligente. Questi sensori migliorano l’efficienza della raccolta dei rifiuti tessili, riducendo il consumo energetico e aumentando l’accuratezza delle misurazioni.

L’attività di Vesti Solidale ha consentito nell’ultimo anno il recupero del 100% degli abiti usati, destinando il 60% dei capi di abbigliamento al riuso, il 35% al riciclo, mentre il restante 5%, costituito da materiali quali plastica o carta, avviati nelle rispettive filiere di riciclo. Questo, oltre a produrre un indubbio beneficio ambientale, evitando di finire nella frazione indifferenziata alle discariche o agli inceneritori, ha permesso alla collettività di risparmiare oltre 1,5 milioni di euro per lo smaltimento.

La cooperativa sociale di tipo B vanta 145 dipendenti, di cui 17 assunti solo nell’ultimo anno, 11 con svantaggio. Il totale dei dipendenti fragili è del 74,5%. “Nel 2023 la cooperativa ha fatturato oltre 7 milioni di euro e con questo investimento ci proiettiamo a crescere ancora, consentendoci – conclude Lovatti – di aumentare ancora il numero dei lavoratori. L’obiettivo di Vesti Solidale è creare opportunità di lavoro per le persone, in particolare per quelle fragili o tagliate fuori dal mercato del lavoro. Siamo convinti che il lavoro sia uno strumento fondamentale perché ciascuno possa ridare dignità e autonomia alla propria vita e mettere le proprie capacità al servizio della comunità. Lavorano con noi ragazzi disabili fisici, donne vittime di tratta e prostituzione, over 50 disoccupati, giovani con storie familiari complesse che finirebbero altrimenti per strada”.

“In questi anni è stato compiuto un lungo percorso – ha dichiarato il Sindaco Andrea Orlandi – Non è semplice avviare un impianto legato ai rifiuti, servono particolari autorizzazioni. Ma siamo arrivati a questo luogo in cui sono condensate le sfide che le nostre comunità sono chiamate ad affrontare: c’è la sfida climatica (qui ci sono pannelli solari e un particolare sistema di trattamento delle acque), poi la sfida dell’economia circolare (dal vestito gettato in un cassonetto e non nella indifferenziata cambiano le cose), poi c’è la sfida che riguarda i lavoratori, una sfida enorme. Sono scelte strategiche per la sostenibilità delle nostre comunità. Al Social Innovation Campus in Mind, Giovanni Azzone di Fondazione Cariplo parlava di un milione di persone in cerca di lavoro che non riescono a trovare la propria strada e un milione di posti di lavoro liberi per i quali non si trovano le persone adatte. Qui si mettono le persone al centro. Con una sostenibilità economica che è essenziale. Avere a Rho una azienda che fa impresa con questi valori significa far crescere la rete che prevede di raccogliere i bisogni per dar loro risposta, in modo imprenditoriale. Oggi a Rho si aggiunge un tassello di eccellenza per il processo produttivo del rifiuto e cresce l’idea di una comunità che tiene insieme gli ultimi della fila degli ultimi”.

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ha valorizzato questo “modo intelligente di vivere la carità, che tiene uniti tutti coloro che vogliono rimanere umani, mentre spesso ci si trova di fronte a imprese che si mostrano solidali solo quando conviene e non si assumono una vera responsabilità sociale”.

Redazione

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