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VIOLENZA DI GENERE, PIANI: NEL 2018 IN CRESCITA IL NUMERO DELLE DONNE CHE SI SONO RIVOLTE AI CENTRI REGIONALI

6.646 NUOVE RICHIESTE, 2.496 IN CARICO E 329 PERCORSI CONCLUSI

 

(mi-lorenteggio.com) Milano, 10 giugno 2019- Sono ancora in aumento in Lombardia le
donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza regionali. Nel
2018, secondo i dati raccolti dalla Regione, le vittime di abusi
e intimidazioni che hanno usufruito complessivamente dei servizi
sono state 11.323. “Solo i nuovi contatti del 2018 però sono
stati 6.646, rispetto ai 5.892 casi del 2017” ha commentato
Silvia Piani, assessore alle Politiche per la famiglia,
Genitorialità e Pari opportunità della Regione Lombardia.
Si sono rivolte ai 50 centri antiviolenza che, insieme alle 74
case rifugio (erano 46 nel 2017) e alle 27 reti territoriali,
“coprono il 100 per cento del territorio” (contro il 98,4 per
cento del 2017).
“Segno della crescente emersione del fenomeno – ha chiosato
l’assessore -, ma anche della crescente sensibilizzazione”.

I DATI PROVINCIA PER PROVINCIA – Ecco i dati dei percorsi attivi
nel 2018 suddivisi per Provincia, col numero delle reti
territoriali (tra parentesi quelle nuove), dei centri
antiviolenza (tra parentesi quelli nuovi) e delle donne che
hanno usufruito dei servizi offerti:

Bergamo, 5 (3), 5 (3), 804;
Brescia, 5(3), 5(3), 1.332;
Como, 1(-), 1(-), 501;
Cremona, 1(-), 3(-), 305;
Lecco, 1 (-), 2(-), 497;
Lodi, 1(-), 1(-), 455;
Mantova, 1(-), 3(-), 423;
Milano, 7(3), 17(3), 4.629;
Monza Brianza, 1(-), 3(-), 819;
Pavia, 1(-), 3(-), 543;
Sondrio, 1(-), 1(-), 56;
Varese, 2(-), 6(-), 959.
Totale, 27(9), 50(9), 11.323.

I RELATORI – Le cifre emergono dalla quarta Relazione annuale
‘La violenza contro le donne in Lombardia’, che sono stati
anticipati oggi nel corso di un incontro con l’assessore della
Regione Lombardia, alla presenza del vice prefetto di Milano
Alessandra Tripodi, del presidente della Sezione autonoma
‘Misure di prevenzione’ del Tribunale di Milano Fabio Roia, di
Alessandra Simone, dirigente dell’Anticrimine della Questura di
Milano, e di Luigi Manzini, tenente colonello del Comando
provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Milano.

LE CIFRE DEL TRIBUNALE DI MILANO – Tutti i relatori hanno
ringraziato la Regione Lombardia, “all’avanguardia su questo
tema, sia nella formazione che nell’azione di contrasto, facendo
rete”.
“La Regione si pone come antesignana – ha detto Fabio Roia –
anche rispetto al disegno di legge sul codice rosso, integrando
la formazione giudiziaria con quelle psicologica e di medicina
legale”. “Lo scorso anno – ha proseguito il magistrato -,
analizzando i dati delle sentenze di primo grado (1 settembre
2017-31 agosto 2018, col 20 per cento di assoluzioni), abbiamo
constatato che, se i reati di maltrattamento in famiglia
rappresentano il 77 per cento del campione, il 42,4 per cento
delle donne ha un’età tra 17 e 35 anni, nel 46,4 per cento dei
casi l’autore non ha pendenze penali e il 53,7 per cento non ha
dipendenze patologiche. Nel 36,2 per cento i bambini hanno
assistito alla violenza e sono altre vittime”.

CONDIVISIONE DELLE PROCEDURE – “Sono qui per testimoniare il
valore dello sforzo di Regione Lombardia – ha detto il vice
prefetto Alessandra Tripodi -, che non ha eguali in Italia.
Dalle altre regioni, quando ci incontriamo, ci guardano con gli
occhi spalancati. Il protocollo che abbiamo firmato ci consente
di migliorare la capacità di intercettare ‘il non detto’ per
essere più efficaci nell’intercettare con anticipo i bisogni”.
Analoghi gli interventi di Alessandra Simone (Questura) e Luigi
Manzini (Comando Provinciale Carabinieri), che hanno insistito
rispettivamente sul “valore della unificazione e condivisione
delle procedure interforze, aggiornandole” e “sulla vicinanza
alla gente e al territorio”.

CHI SONO LE DONNE ACCOLTE – Questi i dati relativi alle 4.295
donne accolte: il 62 per cento sono italiane, il 31 per cento
con meno di 34 anni, il 33 per cento tra 35 e 44 anni, il 54 per
cento coniugate o conviventi, il 60 per cento con figli minori,
il 43 per cento non lavora.

COSA CHIEDONO LE DONNE – Dei 6.646 nuovi contatti del 2018,
4.295 sono i casi sfociati in accoglienza, 2496 le donne prese
in carico e che usufruiscono di servizi specialistici, di cui
329 conclusi nell’anno, e 650 gli abbandoni.
Le donne che hanno contattato i centri antiviolenza, hanno
chiesto: informazioni generiche, il 63 per cento; ascolto/sfogo,
il 49 per cento; informazioni legali, il 31 per cento; percorsi
psicologici, il 21 per cento; ospitalità, casa, lavoro, denaro,
il 10 per cento; richiesta sanitaria, il 2 per cento; emergenza
h24, il 2 per cento; altro (possibili più motivazioni) l’1 per
cento.

CHI LE MALTRATTA – I maltrattanti sono: marito o convivente, 60
per cento; ex marito o ex convivente, 17 per cento.
I tipi di maltrattamento sono: psicologico, 86 per cento;
fisico, 72 per cento; economico, 31 per cento; stalking 19 per
cento (indicati più maltrattamenti).
I 329 percorsi che si sono conclusi sono: in autonomia
abitativa, 61 per cento; economica, 66 per cento; con
allontanamento del maltrattante 69 per cento.

LE PRESE IN CARICO – I servizi offerti alle 2.496 donne prese in
carico sono: 2.193 colloqui di accoglienza, 2.091 ascolti
telefonici, 1.967 consulenze psicologiche, 1.265 consulenze
legali, 583 equipe/consulenze sociali, 431 percorsi
psicoterapeutici, 282 accompagnamenti ai servizi territoriali,
245 assistenze legali, 143 orientamenti al lavoro o
all’autonomia abitativa, 133 percorsi di gruppo e 79 ospitalità
di I, II livello o in emergenza,

IL LAVORO CONTINUA, IL POTENZIAMENTO PURE – “Tra gli aspetti
potenziati – ha concluso l’assessore Piani – ci sono i programmi
per favorire l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa.
Abbiamo investito molto in formazione, anche in ambito
universitario e lanciato una nuova App per facilitare il
contatto delle vittime con i centri. Nei prossimi mesi
attiveremo i lavori di redazione del nuovo Piano quadriennale
antiviolenza, con cui renderemo ancora più incisivo il nostro
lavoro di prevenzione e di contrasto a questo terribile
fenomeno”.

A fronte dell’aumento delle donne che
si sono rivolte nel 2018 ai centri antiviolenza, Regione
Lombardia ha investito ulteriori risorse nei percorsi di
formazione rivolti alle forze dell’ordine, che hanno interessato
tutte le province lombarde, con 14 appuntamenti complessivi e
284 operatori coinvolti: 135 agenti di Polizia dello Stato, 146
appartenenti all’Arma dei Carabinieri e 3 agenti della Guardia
di Finanza.

GRADO DI SODDISFAZIONE ELEVATO – “I questionari di customer
satisfaction riferiti a progettazione, didattica, docenza e
organizzazione, compilati e restituiti dai partecipanti, hanno
evidenziato un elevato grado di soddisfazione” ha spiegato in
conferenza stampa Silvia Piani, assessore alle Politiche per la
famiglia, Genitorialità e Pari opportunità della Regione
Lombardia.

TRE NUOVE EDIZIONI DEL CORSO E GIORNATE DI APPROFONDIMENTO – Nel
2019 sono previste tre nuove edizioni di due giornate del corso
realizzato nel 2018 da Polis Lombardia, che si svolgeranno a
Como 30 settembre e 7 ottobre, Monza 28 ottobre e 4 novembre e a
Bergamo 11 e 18 novembre.
“Abbiamo organizzato inoltre – ha aggiunto Silvia Piani – tre
giornate di follow up, di controllo periodico e programmato, in
3 edizioni, per approfondire i principali elementi formativi
forniti nei corsi 2018 con l’analisi di casi esemplificativi”.
La prima edizione si terrà a Milano il 10 giugno (oggi), come
pure la seconda edizione, che è in programma il 17 giugno. La
terza edizione si svolgerà a Brescia.

REGIONE, FORMAZIONE CONTINUA DAL 2013 – Al fine di rafforzare
gli interventi di contrasto alla violenza di genere, migliorare
la qualità dei servizi prestati, Regione Lombardia promuove dal
2013 una formazione continua per operatori e operatrici che
entrano in contatto e supportano le vittime di violenza, “con un
investimento complessivo di 735.200 euro”.

2.000 OPERATORI FORMATI NELL’ULTIMO TRIENNIO – “L’Assessorato
alla Famiglia e alle Pari opportunità – aggiunge Silvia Piani –
ha scelto di intensificare la preparazione del personale,
formando, nell’ultimo triennio, oltre 2.000 operatori, tra cui
600 avvocati, medici di medicina generale, personale sanitario,
assistenti sociali e psicologi, agenti della Polizia locale e,
naturalmente, gli operatori dei centri antiviolenza e delle case
rifugio. Tutto questo per avere un approccio più efficace nei
confronti che chi subisce violenza e mettere in atto da subito
le migliori strategie di intervento e di accompagnamento”.

 

Redazione

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