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Diocesi Milano. Dal 29 novembre sarà adottata la nuova traduzione del Padre nostro

Una scelta dell’Arcivescovo per mettere in sintonia Milano con le altre diocesi e garantire omogeneità tra le comunità

(mi-lorenteggio.com) Milano, 19 ottobre 2020 – Dal 29 novembre, prima domenica di Avvento secondo il rito romano, anche nelle parrocchie della Diocesi di Milano si reciterà il Padre nostro nella nuova traduzione dalla Conferenza episcopale italiana, in cui l’espressione «non ci indurre in tentazione» si trasforma in «non abbandonarci alla tentazione».

A stabilirlo è stato l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che in attesa di ricevere la nuova edizione del messale ambrosiano, prevista per il prossimo anno, ha approvato con due decreti pubblicati ieri, 18 ottobre, il “Rito della Messa per le Comunità di rito ambrosiano”. Il testo riporta l’ordo Missae e le preghiere eucaristiche con le modifiche apportate al messale romano e comuni alla liturgia ambrosiana. Tra queste, anche il Padre nostro.

La decisione è stata presa dall’Arcivescovo per mettere la Chiesa di Milano in sintonia con le altre diocesi, a partire da quelle lombarde, ed evitare disomogeneità all’interno della stessa terra ambrosiana, nella quale alcune parrocchie, per motivi storici, seguono il rito romano.

A Treviglio e a Monza – le due città principali della Diocesi di Milano che seguono il rito romano – il Servizio di pastorale liturgica ha programmato, rispettivamente il 3 e il 17 novembre, un incontro, in accordo con i decani, nel quale sarà presentato a sacerdoti e diaconi il nuovo messale.

Insieme al “Padre nostro” cambieranno anche molte altre formule che i fedeli usano nelle Messe: ad esempio la formula penitenziale “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli” prevederà ora l’espressione inclusiva «fratelli e sorelle»; nel “Gloria” non si userà più l’espressione «uomini di buona volontà» ma «uomini, amati dal Signore»; altri cambiamenti sono previsti nell’invito alla comunione e in alcune preghiere eucaristiche. In allegato una scheda.

Con il motu proprio “Magnum Principium” (3 settembre 2017) papa Francesco aveva sottolineato la necessità di procedere a una revisione della traduzione con la preoccupazione di rendere «fedelmente il senso del testo originale» nella convinzione che la fedeltà non coincide con una mera letteralità formale, ma si esprime nel rispettare il senso del testo originale.

Il 16 luglio 2019 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti con un decreto attestava che papa Francesco aveva concesso l’approvazione alla nuova edizione del Messale Romano per le diocesi d’Italia. L’8 settembre 2019 la Conferenza episcopale italiana aveva dichiarato tipica per la lingua italiana e ufficiale per l’uso liturgico la nuova edizione.

«Comprendere, celebrare e vivere sono la modalità corretta per aprirsi alla novità, che non cancella la tradizione ma la rende attuale attraverso un linguaggio e una ritualità più facilmente accessibili alla cultura odierna», spiega mons. Fausto Gilardi, responsabile del Servizio per la pastorale liturgica.

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