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domenica, Aprile 28, 2024

Proverbio: D'aprile non ti scoprire.

Milano Vapore. Lo smart working in tempi di pandemia. Vantaggi e limiti.

L’avv. Giampaolo Berni Ferretti, nel suo ruolo di presidente dell’Associazione culturale Milano Vapore, ha promosso negli ultimi mesi una serie di webinar molto seguiti dal pubblico, con l’intento di valorizzare il territorio milanese ed evidenziare, nonostante il periodo di lockdown che stiamo attraversando, le opportunità che si presentano ai cittadini per ottimizzare il loro rapporto con la città. Anzi Berni Ferretti, che ricopre anche l’incarico di consigliere del Municipio 1 della città di Milano, è particolarmente sensibile alle esigenze degli abitanti e di chi visita la città per impegni di lavoro, per turismo, studio o altri obiettivi culturali. In questo senso i webinar in programma nel mese di aprile, a partire da quest’ultimo sul tema dello smart working, si stanno concentrando su alcuni aspetti comportamentali di estrema attualità e del problema del rilancio di Milano e del suo tessuto produttivo (le imprese soprattutto).

Smart working. Vantaggio o svantaggio per cittadini, aziende e lavoratori?

Il webinar “The work life Balance” (equilibrio vita e lavoro) del 7 aprile scoso ha affrontato il tema dello smart working e delle conseguenze non sempre apprezzabili che sta creando su abitudini e salute di lavoratori, privati, studenti e bambini: lo stravolgimento delle abitudini dato da lockdown, smart working, didattica a distanza, hanno toccato anche l’equilibrio interiore dei cittadini. Ci si chiede dunque se tutto questo lascerà tracce indelebili anche quando riusciremo ad uscire dall’emergenza covid.

Il diritto alla salute

Uno degli aspetti che hanno sollevato un grande interesse è il rapporto fra aziende e lavoratori, alla luce di quanto il datore di lavoro debba prevedere di offrire (ma anche astenersi dal fare) per garantire condizioni di lavoro adatte alle diverse situazioni. Come ha sottolineato l’avv. Ester Viola, senior partner dello Studio Legale Mascheroni & Associati, “ci troviamo a dipanare una materia nuova”. Che cosa prevede la normativa? Prima che esistesse la legge 81 del 2017, lo smart working, o lavoro agile, era appannaggio di pochi, ed era facile stipulare accordi tra le parti: ma ora non si può più procedere allo stesso modo. Occorre parlare di commistione negli orari di lavoro, di esigenze di sicurezza dei dati, di diritto alla disconnessione, e così via.

L’avv. Marco Bernabeo evidenzia come l’istituto (articoli 18 e seguenti della legge n. 81 del 2017) non fosse stato pensato per un’emergenza totalizzante come questa, creata dalla pandemia, ma per gestire situazioni fisiologiche. Infatti, il lavoro agile non configura una nuova tipologia di contratto di lavoro, ma  rappresenta una diversa modalità di svolgimento della prestazione all’interno del rapporto di lavoro subordinato. Il ruolo delle Parti sociali (datori, lavoratori e loro rappresentanti) diventa così fondamentale ai fini della regolamentazione di questa modalità lavorativa, soprattutto nel momento in cui si tratterà di stipulare accordi con un ingente numero di soggetti. Ciò soprattutto in considerazione del fatto che – ad esempio con riferimento alla tematica della sicurezza in smart working – si potrebbero ipotizzare profili di responsabilità penale in capo al datore di lavoro. L‘avv. Berni Ferretti, infatti, sottolinea il potenziale “nesso causale” al quale ricondurre un eventuale infortunio del lavoratore in smart working ad omissioni in materia di salute e sicurezza da parte del datore di lavoro.

Il punto di vista degli imprenditori

L’Italia è pronta dal punto di vista tecnologico, e si può dare un messaggio positivo sotto questo aspetto. La tendenza è di applicare una formula ibrida, con alternanza 2 a 3 fra lavoro tradizionale e lavoro agile. Del resto il contesto internazionale porta le aziende più dinamiche a tener già conto di fusi orari diversi e di attività molto più flessibili di un tempo, anche se in Italia il digital divide non permette ancora di sfruttare appieno i vantaggi del 5.0.

Chi svolge il proprio lavoro in ruoli innovativi già è abituato a lavorare per obiettivi, ad utilizzare ampiamente il cloud e a considerare leve differenti. Resta però aperto un tema molto sentito: non trascurare i momenti di aggregazione. Per questo si stanno rivedendo anche gli spazi fisici, privilegiando la creazione di nuove aree per sale riunioni e tempo libero.

Gli aspetti psicologici

La dr.ssa Rosanna Chifari, neurologa, riferisce che sono aumentati in questo periodo i disagi psicologici, non solo in Italia: ansie, depressioni, dipendenza da sostanze e comportamentali. Il fenomeno è più da attribuirsi al lockdown che al lavoro agile in sé, ma stare fermi otto ore davanti a uno schermo, o stare ore al cellulare, costituiva un problema anche negli anni precedenti. In più si aggiunge il problema della mancanza di un’interazione sociale vera, il contatto con le persone.

Anche la dr.ssa Alessandra Lancellotti, psicoterapeuta ed autrice del libro ”CambiaMente”, sottolinea la gravità della divisione corpo-mente che si è venuta a creare: problemi di sessualità, creatività e socievolezza tra i coniugi, ansia, depressione, ma anche manifestazioni a carico della pelle, come psoriasi, dermatiti allergiche, fino ad arrivare a difficoltà nel sonno o a vere e proprie crisi di panico. “La mente continua a tritare su sé stessa e stoppa l’avvio delle ossitocine”.

Il south working

Il fenomeno di lavoratori che si sono spostati nell’ultimo anno dalle sedi di lavoro abituali delle aziende a quelle delle residenze private, in genere decentrate e per la maggior parte delle volte nelle regioni del sud-Italia, è stato variamente riscontrato in molti studi: è quello che si definisce colloquialmente “south working”.

Il dr. Alessandro Acerbi, abituato nella sua professione a gestire vari aspetti dei rapporti di lavoro fra aziende e dipendenti, conferma questo fenomeno, ma non ritiene che con la scomparsa dell’emergenza covid si protrarrà a lungo. Rimarrà però il significato di questa esperienza, che ribilancerà molto i rapporti di lavoro, per esempio con la valorizzazione degli uffici a rotazione. Si affermerà un nuovo modello di smart working, ma riunirsi in presenza resterà irrinunciabile.

Il contenzioso aziende – lavoratori

E’ ancora presto per dirlo, ma qualcosa si sta muovendo, secondo l’opinione espressa dallo Studio Mascheroni & Associati: già assistiamo alle prime sentenze in termini di diritto alla salute. Tutto comunque è rimesso alla contrattazione fra le parti, dove la tendenza è di prevedere spesso almeno un giorno di smart working, a beneficio sia delle aziende, sia dei lavoratori, che ne comprendono bene i vantaggi reciproci.

V.A.

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