RIMINI. QUANDO LA CURA VERSO L’ALTRO DIVENTA DONO

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Socrate, il filosofo che si è preso cura dell’interiorità umana, ha affermato quanto sia importante la cura

di Principia Bruna Rosco

(mi-lorenteggio.com) Rimini, 1 settembre 2023 – Ero nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dovevo tornare a Milano. Essendo un viaggio abbastanza lungo, con mio marito decidemmo di fare una sosta intermedia. La scelta è casualmente caduta su Rimini, all’Hotel Leoni.

Viale Regina Elena, 191, Rimini RN+39 0541 380643 www.hotelleoni.it

Quindi, una volta giunti in Hotel, ci hanno professionalmente accolti i proprietari e il personale. Questa struttura, munita di piscina, centro benessere e vasca idromassaggio, cucina per lo più improntata alla romagnola i cui proprietari si occupavano personalmente della scelta dei cibi acquistati in modo oculato nella qualità e quantità, convenzionati con lo stabilimento balneare n.86 pulito e ben attrezzato tenuto da una giovane coppia, ci ha fatto decidere di trascorrere, anziché una notte, quattordici giorni.

La cosa singolare e bella che mi è capitato in questo Hotel è stato quando io e mio marito ci siamo scelti un tavolo vicino ad una stupenda famiglia di Parabiago composta da una mamma ottantatreenne con due figli: un maschio disabile e una femmina bellissima e bionda, entrambi di circa cinquant’anni.
L’anziana mamma era sempre pronta a soddisfare ogni implicito desiderio del figlio con problemi deambulatori e vari altri che non oso descrivere. Non da meno, erano le attenzioni della sorella verso il fratello. Entrambe lo chiamavano “amore” e con varie altre belle espressioni che riempivano il cuore.
Quest’amore così puro e autentico che io percepivo da ogni loro gesto, da ogni parola che usavano nei suoi confronti, mi aveva emozionata. Mentre li osservavo, mi sembrava di trascorrere un tempo sospeso tra il reale e l’irreale che mi conduceva al valore dell’amore per il prossimo senza un falso perbenismo di facciata.
Da loro sto imparando a non vergognarsi delle fragilità proprie e altrui, ma ad esporle come un valore aggiunto. E questa è stata la più bella lezione di vita.

Ora, dal terrazzino della mia camera, osservo il mare. Vedo questa grande distesa blu, per me simbolo del grembo materno e mi viene spontaneo provare tanta ammirazione per quella mamma così bella, unitamente alla meravigliosa sorella, la quale ha già deciso che, dopo la dipartita della madre di ocuparsi del fratello. E lo dice con gli occhi che sorridono, felice di questo dono che Dio le ha riservato. E non so cosa fare, se abbracciare quelle due magnifiche donne o semplicemente sorridere loro.
Il mio atto di scrittura non vuol cavalcare l’abisso della sofferenza umana, ma vuole essere un atto d’amore che presuppone cura verso l’altro, quella cura che non mettiamo in atto per paura di precipitare in quel fondo delle nostre ferite che minacciano la stabilità della nostra anima. Invece, dovremmo essere consapevoli che la cura verso gli altri guarisce anche se stessi dalle cosiddette malattie dell’anima.
Rendere testimonianza di questa storia è un grido nel silenzio per spalancare la porta della vita.
Si deve avere il coraggio dell’umiltà, disposti a scrivere la realtà indecifrabile del dolore altrui con purezza, compenetrandosi nelle situazioni di chi non ha voce per renderle visibili.

Dopo aver fatto una bella passeggiata sulla spiaggia e ammirato una bellissima mostra di fotografie d’epoca proposta dall’amministrazione comunale, ritorno in Hotel. Vado a sedermi sulle poltroncine messe nella parte antistante l’entrata riservate agli ospiti per godere degli ultimi raggi del sole. Mi alzai per ringraziare la famiglia di Parabiago che mi ha dato l’occasione di riflettere sulla vita.
Ringraziai anche i proprietari dell’Hotel Leoni e tutto il personale per quanto stavano facendo verso la famiglia del disabile e verso tutti noi, come solo i romagnoli sanno fare.
Ecco, questa esperienza che sto vivendo somiglia tanto a un pezzo della mia vita quando si viveva tutti insieme e tutti con lo stesso obiettivo: aiutarsi a vicenda.

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