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Proverbio: Aprile fa il fiore e maggio si ha il colore

Andrea Orlandi voce dei Sindaci under 40: competenza, esperienza e passione

Il primo cittadino di Rho alla Camera dei Deputati: “Politica come vocazione al servizio delle istituzioni”

(mi-lorenteggio.com) Rho, 27 ottobre 2023.  Nessun grande Comune ha un primo cittadino con meno di 40 anni. L’84,3% dei primi cittadini under 40 amministra centri con meno di diecimila abitanti, in quasi la metà delle circostanze in aree interne. Nel 2022 solo 769 sindaci eletti avevano un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, il 10,1% del totale. Di questi 113 erano donne, l’1,5% del totale. I sindaci under 40 risultano essere inclini ad adottare innovazioni e sperimentazioni. E’ quanto emerge dai dati della ricerca presentata il 25 ottobre 2023 a Roma, alla Camera dei Deputati, dalle Acli nazionali e dalla Fondazione Achille Grandi dal titolo “Una nuova generazione politica? Indagine sui sindaci under 40“, realizzata dall’Iref, l’Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli.Il Sindaco di Rho, Andrea Orlandi, è uno dei dodici sindaci intervistati nel corso della ricerca ed è intervenuto alla Camera, insieme con Francesca Brogi, Sindaca di Ponsacco.Orlandi, classe 1986, è arrivato a Roma insieme con il Vicesindaco e Assessore alla Comunicazione Maria Rita Vergani

Questo il suo intervento: “Noi sindaci siamo operai delle istituzioni, siamo l’ultimo anello della catena istituzionale e vestiamo la fascia tricolore, simbolo della Repubblica Italiana: portiamo sulle nostre spalle sia lo stemma del nostro Comune sia quello dell’Italia – ha ricordato – Voglio innanzitutto ringraziare i promotori di questa ricerca che pone al centro dell’attenzione la questione dei sindaci under 40 e la presenza di poche donne tra i sindaci, sempre di meno. Questo intervento mi ha portato a riflettere sul percorso compiuto. In gioco ci sono diversi fattori: il contesto familiare; un contesto culturale di crescita (scuola, sport, educazione) che ha facilitato un percorso di impegno politico; la formazione, tema importantissimo. I corsi della Diocesi e delle Acli hanno favorito un percorso motivazionale importante, poi ho scelto un percorso universitario di Economia delle amministrazioni pubbliche, per non accontentarmi e per conoscere meglio gli aspetti tecnici della politica”.Quindi, una riflessione sull’idea di carriera politica: “Non mi ci trovo in questa definizione. Penso piuttosto a una vocazione,  oggi chi si impegna deve essere chiamato alla politica intesa come servizio, ciascuno secondo il suo percorso di vita. E’ una vocazione che traspare quando incontro bambini nelle scuole e anziani, che riporta allo spirito con cui sono partito: dobbiamo comunicare questa vocazione ed essere testimoni di questo impegno politico. Cosa suggerire ai giovani? Chiedo di investire su tre cose: maturare competenze, per dotarsi degli strumenti adeguati; avere esperienza, che non è legata all’età anagrafica ma a una reale conoscenza della propria comunità per sentirsi davvero di rappresentare tutti; agire con passione, perché la politica è una cosa del cuore. Se vuoi darti da fare fino in fondo ci devi mettere cuore, è una vocazione al servizio delle istituzioni che rappresentiamo in termini locali e in termini nazionali perché, come dicevo, indossiamo la fascia di un esercito composto da ottomila operai delle istituzioni”. 

Questo paese tiene ferme intere generazioni di giovani amministratori. Ci priviamo delle loro migliori energie, della capacità di lettura della società, del coraggio del cambiamento. Un altro punto che emerge dalla ricerca è la correlazione forte con il mondo del terzo settore, che è una vera e propria palestra formativa per chi fa politica.” Ha dichiarato il Presidente nazionale delle ACLI, Emiliano Manfredonia. Eletti soprattutto al nord e nei piccoli centri, sono in maggioranza uomini e il 70% è iscritto ad associazioni o partecipa attivamente ad attività del Terzo settore. Dalla ricerca emerge inoltre che si tratta di una generazione politica che fatica ad affermarsi nelle amministrazioni locali, pur essendo più preparata e avendo una propensione maggiore all’innovazione. 

Dal 27 al 29 ottobre a Bari nella Scuola di Formazione Giorgio La Pira, organizzata dalla Fondazione Achille Grandi e dalle Acli nazionali, – ha continuato Manfredonia – avremo la possibilità di approfondire questi temi e di accendere una luce su questa nuova generazione politica”. 

L’Iref ha raccolto 334 questionari, di cui 262 sono risultati completi, e realizzato 12 interviste qualitative a sindache e sindaci selezionati sui criteri di rappresentatività territoriale, genere e ampiezza del comune. Pubblichiamo di seguito quanto comunicato dalle Acli: 

Il profilo dei sindaci under 40 

Nel 2022 solo 769 sindaci eletti avevano un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, il 10,1% del totale. Di questi 113 erano donne, l’1,5% del totale; anche non considerando l’età le sindache sono appena il 15,2% degli amministratori locali”, ha affermato Cecilia Ficcadenti, ricercatrice Iref. I 31-40enni rappresentano meno di un sesto del totale, scendendo dal 15% nel 2015 al 10,4% nel 2022.Ha una laurea almeno triennale il 43,7% dei sindaci con oltre 40 anni, tra i giovani la percentuale sale al 54,5%, arrivando al 65,5% tra le giovani amministratici locali: sono laureate due sindache su tre. Svolge l’attività di libero professionista il 40,8% dei sindaci under 40.Il 41,2% è iscritto a un partito e ben oltre la metà è iscritto a un ente di terzo settore (66,4%) o comunque prende parte alle attività (70,2%). Per il 51,9% l’esperienza di sindaco rappresenta solo una fase della vita che si mette a servizio della comunità, mentre è molto meno considerata come inizio o il proseguimento di una carriera politica (29,8%).

 Nessun under 40 eletto nei grandi centri urbani 

L’84,3% amministra centri con meno di diecimila abitanti, in quasi la metà delle circostanze in aree interne (ultra periferiche, periferiche e intermedie 46,5%). Si tratta di zone distanti oltre venti minuti dai nuclei urbani, dove vi è di frequente una carenza di infrastrutture servizi essenziali. 

Si nota una netta prevalenza nel Settentrione: oltre due terzi degli intervistati sono sindaci in comuni del Nord-Ovest o del Nord-Est (68,7%), solo il 12,2% è primo cittadino nel Centro e poco meno di un quinto nel Sud e nelle Isole (19,1%). 

Le azioni di governo 

I sindaci under 40 risultano essere inclini ad adottare innovazioni e sperimentazioni. Infatti, quasi la totalità (98,1%) ha partecipato a bandi su PNRR e altri fondi europei, il 66% ha coinvolto nell’amministrazione enti del Terzo settore attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento, emanando anche regolamenti di amministrazione condivisa (56,5%). Tra le missioni del PNRR le priorità individuate nel proprio comune sono la cultura e il turismo (64,1%), la salute (61,1%), il lavoro (55,7%). È stato possibile individuare un divario nelle priorità anche tra nord e sud: le politiche di inclusione e coesione sociale siano considerate molto rilevanti nel 66% dei casi nel Sud e nelle isole, contro il 36,5% del Nord-Est. 

Le difficoltà nel governare 

I maggiori ostacoli incontrati nell’esperienza amministrativa riguardano la dimensione degli adempimenti burocratici, delle carenze di personale e della mancanza di risorse economiche. 

Le reti di supporto 

I  giovani sindaci preferiscono cercare alleanze con gli altri sindaci della zona (40,8% degli intervistati), rivolgersi alle istituzioni provinciali o regionali (31,7%) e coinvolgere il terzo settore e le associazioni di volontariato (14,9%). Scarsa rilevanza è attribuita alle alleanze con altri partiti (1,9%) o ad attività di lobbying insieme in ANCI (1,1%). 

Santino Scirè, presidente della Fondazione Achille Grandi, ha spiegato: “Abbiamo messo in luce le storie di questi amministratori under 40 e la buona notizia è che molti di loro vengono dall’associazionismo. Questo ci conforta e ci spinge a investire ancora di più nella formazione delle classi dirigenti del Paese. Con l’obiettivo di orientare l’educazione di tale nuova classe dirigente alla fedeltà alla Costituzione, alla Democrazia e alla ricerca del Bene comune”. 

Vittorio Mete, docente all’Università di Firenze, che ha stilato le conclusioni della ricerca, ha commentato: “La politica locale non è la politica dei leader, dei social, di quello che fa notizia, ma è una politica vicina al cittadino. I sindaci giovani sono pochi e confinati nei piccoli comuni. È una generazione che è alla prese con l’incertezza: il mestiere della politica è un mestiere precario per definizione. Più alta è la carica e più l’aspirante candidato deve essere dotato di competenze e risorse relazionali”. 

Ha raccontato la sua esperienza anche Francesca Brogi, sindaca al secondo mandato di Ponsacco: “Sono stata eletta a 26 anni. Vivo questa esperienza come un servizio prestato alla comunità temporaneamente. Non nego che ho incontrato diverse difficoltà, prime fra tutte la carenza di personale e di risorse. Oggi a distanza di 10 anni, rifarei questa scelta. Il dato più allarmante è che le sindache in Italia sono solo l’1.5% del totale. La mia speranza è che il Parlamento possa impegnarsi per consentire alle donne di fare politica”.

V.A.

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