Milano, 3 novembre 2023 – Tutti i contribuenti italiani hanno sentito parlare del 5×1000, ma questo non significa che ne conoscano in maniera approfondita le caratteristiche e le finalità. Ebbene, stiamo parlando di una quota dell’IRPEF che viene ripartita dallo Stato in base alle indicazioni espresse dai contribuenti in fase di dichiarazione dei redditi; tale quota viene devoluta agli enti non profit che risultano registrati nelle liste dell’Agenzia delle Entrate. Ogni procedura è regolata dalla massima trasparenza: lo scorso 2 dicembre, per esempio, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha reso nota la lista dei pagamenti che riguardavano il 5×1000 del 2021: nel dettaglio, per ciascun ente beneficiario sono state segnalate la data del mandato di pagamento e la quota assegnata.
La sussidiarietà fiscale
Il contribuente può destinare, sulla base dei principi di sussidiarietà fiscale, una parte della propria IRPEF, corrispondente appunto al 5×1000, a un ente non profit, a condizione che tale organizzazione sia indicata nella lista dei beneficiari dell’Agenzia delle Entrate. Quella del 5×1000 è una novità piuttosto recente, visto che è stata introdotta con la Legge Finanziaria del 2006, venendo quindi confermata con le Finanziarie degli anni seguenti, per poi essere stabilizzata in maniera definitiva nel 2014. Nel contesto della Riforma del Terzo Settore, poi, il decreto legislativo n. 111 del 2017 ha rinnovato il meccanismo, mentre il DPCM del 23 luglio del 2020 ne ha definito le regolamentazioni.
A che cosa serve il 5×1000
La legge indica in maniera chiara ed esplicita le finalità del 5×1000, di cui possono beneficiare alcune amministrazioni pubbliche e gli enti non profit che svolgono attività che rientrano fra le finalità indicate dalla legge e di conseguenza si possono accreditare a una particolare amministrazione. I Comuni beneficiari del 5×1000, invece, hanno l’obbligo di impiegare le risorse che ricevono tramite questo meccanismo per attività sociali. Le organizzazioni non profit sono tenute a informarsi per intraprendere il percorso di accreditamento dopo aver identificato la finalità più appropriata.
Chi può ricevere il 5×1000
Fra gli enti che possono ricevere il 5×1000 ci sono gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, gli enti di istruzione e ricerca e le associazioni sportive dilettantistiche, a patto che siano riconosciute dal Coni o siano affiliate a un ente sportivo nazionale. Non solo: il 5×1000 può essere destinato anche agli enti gestori di aree protette, agli istituti universitari e di ricerca e agli enti che si occupano della valorizzazione, della promozione e della tutela di beni paesaggistici e culturali.
Gli obblighi di rendicontazione
Gli enti sono obbligati a iscriversi al registro specifico per l’ambito di riferimento, correlato a un ministero di competenza. A prescindere da tale ambito, comunque, tutte le organizzazioni beneficiarie devono rispettare un obbligo di rendicontazione. Come viene soddisfatto questo obbligo? Con la compilazione di un rendiconto attraverso il quale viene indicato in che modo gli importi ricevuti vengono utilizzati, insieme con una relazione illustrativa nella quale vengono indicate le attività svolte. Questo obbligo va assolto nell’anno successivo alla data di incasso.
L’attribuzione del 5×1000
Per assegnare il proprio 5×1000 a un ente non bisogna far altro che apporre la propria firma nel riquadro relativo e riportare il codice fiscale dell’organizzazione. Se non si specifica il codice fiscale, la cifra verrà distribuita fra tutti i partecipanti. Qualora si sbagli il riquadro in cui viene riportato il codice fiscale, l’importo di denaro viene devoluto all’ente di riferimento. Ora che sai come funziona, dona a Medici Senza Frontiere il tuo 5×1000: contribuirai a fare del bene supportando progetti operativi in Paesi in via di sviluppo o colpiti da guerre ed epidemie.
L. M.