Presentazione del Padiglione della Santa Sede alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

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(Mi-lorenteggio.com) Vaticano, 11 marzo 2024 – Questa mattina, alle ore 11.00, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo in diretta streaming la Conferenza Stampa di presentazione del Padiglione della Santa Sede alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, che si svolgerà dal 20 aprile al 24 novembre 2024.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione; il Pres. Giovanni Russo, Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia della Repubblica italiana; la Dott.ssa Chiara Parisi, curatore del Padiglione della Santa Sede; il Dott. Bruno Racine, curatore del Padiglione della Santa Sede; e il Dott. Paolo Maria Vittorio Grandi, Chief Governance Officer Intesa Sanpaolo.

Pubblichiamo di seguito l’intervento dell’Em.mo Card. José Tolentino de Mendonça:

Intervento dell’Em.mo Card. José Tolentino de Mendonça

Voglio salutare cordialmente tutti i presenti; soprattutto coloro che siedono con me a questo tavolo: la Vice-Direttrice della Sala Stampa, Dott.ssa Cristiane Murray, il Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Nazionale, Dott. Giovanni Russo, i curatori Bruno Racine e Chiara Parisi, e il Rappresentante del Major Sponsor Banco Intesa-San Paolo, Dott. Vittorio Grandi; e, naturalmente voi giornalisti in sala e anche quelli in streaming. Vi ringrazio anticipatamente per il vostro interesse per questa attività della Santa Sede e per il prezioso lavoro professionale che svolgete.

Non è un caso che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia – nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione – in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. E non è certo un caso che il titolo del padiglione, “Con i miei occhi”, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come costruiamo il nostro sguardo sociale, culturale e spirituale, di cui siamo tutti responsabili. Viviamo in un’epoca, marcata dal predominio del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, che propongono uno sguardo umano sempre più differito e indiretto, correndo il rischio che esso rimanga distaccato dalla realtà stessa. La contemporaneità preferisce metaforizzare lo sguardo; invece, vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni. Questo è ciò che accomuna l’esperienza religiosa con l’esperienza artistica: nessuna delle due smette di valorizzare l’implicazione totale del soggetto.

L’anno in cui la Biennale Arte celebra il suo sessantesimo anniversario segna anche i 60 anni dalla prima esibizione del film “Vangelo secondo Matteo”, di Pier Paolo Pasolini, proiettato per la prima volta a Venezia. E Pasolini confessò allora che il suo fascino per il Gesù narrato dall’evangelista Matteo era dovuto «ai limiti della metaforicità, fino ad essere una realtà». Basti ricordare il capitolo 25 del Vangelo di Matteo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». «Signore, quando ti abbiamo visto?» – si chiedono tutti nella parabola del giudizio finale che Gesù racconta. Ed è lì che Gesù offre la chiave di una nuova visione, dicendo: «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Questo è uno dei testi biblici più commentati da Papa Francesco e che possiamo certamente associare alle linee portanti del Suo pontificato. Papa Francesco afferma: «Le opere di misericordia non sono temi teorici, ma sono testimonianze concrete. Obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza… A noi, dunque, è richiesto di rimanere vigili come sentinelle, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare».

Riacquistare la capacità di guardare la realtà, come punto di partenza per ridisegnarla, coreografando nuove possibilità: questo ha sottolineato Papa Francesco agli artisti quando li ha ricevuti nello storico incontro dello scorso giugno, nella Cappella Sistina. «Voi artisti – disse allora il Santo Padre – avete la capacità di sognare nuove versioni del mondo. E questo è importante: nuove versioni del mondo. La capacità d’introdurre novità nella storia. Per questo Guardini dice che assomigliate anche ai veggenti. Siete un po’ come i profeti. Sapete guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte».

È con grande gioia, quindi, che abbiamo accolto la notizia della visita di Papa Francesco al Padiglione. Si tratterà di un momento storico poiché Papa Francesco sarà il primo Papa a visitare la Biennale di Venezia, il che dimostra chiaramente la volontà della Chiesa di consolidare un dialogo fecondo e ravvicinato con il mondo delle arti e della cultura.

Un mio ringraziamento va alle Autorità italiane per la loro indispensabile collaborazione, in particolare al Ministero della Giustizia nella persona del Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Nazionale, Dott. Giovanni Russo, qui presente. Una parola è dovuta anche ai curatori Bruno Racine e Chiara Parisi, che formano una squadra straordinaria che, ne sono certo, elaborerà una proposta ispiratrice. Non voglio dimenticare neppure coloro che stanno collaborando alla realizzazione del padiglione: COR architetti, e in particolare l’Arch. Roberto Cremascoli. Al nostro principale partner, la banca Intesa-San Paolo esprimo la mia gratitudine. Ed infine, ma non per ultimo nel mio cuore, il Patriarcato di Venezia, e S.E.R. Mons. Francesco Moraglia, con il quale intrattengo una stretta ed amichevole collaborazione.

Redazione

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