15.7 C
Milano
giovedì, Maggio 9, 2024

Proverbio: Aprile fa il fiore e maggio si ha il colore

Al Parco della Legalità di Rho Salvatore Borsellino, Francesca e Giovanni Gabriele e Marisa Fiorani per la giornata in ricordo delle vittime di mafia

Svelata una targa in memoria delle scorte dei giudici Falcone e Borsellino. Il Sindaco Orlandi: “Qui crescono semi di legalità”. Rievocate dagli studenti le esistenze di ciascuna vittima, per tutti la stessa frase: “Io sono vivo”

(Mi-lorenteggio.com) Rho, 25 marzo 2024 – Grande partecipazione e forti emozioni al Parco della legalità di Rho il 25 marzo 2024 per la mattinata dedicata dal Comune di Rho e dalle scuole superiori cittadine alle vittime delle mafie, durante la quale è stata scoperta una targa in memoria delle scorte dei giudici Falcone e Borsellino, ai piedi dell’ulivo che ricorda i due magistrati uccisi da Cosa Nostra nel 1992.

La mattina, presentata da Paola Cupetti, responsabile dell’Ufficio Cerimoniale del Comune di Rho, che ha organizzato l’evento con Clelia La Palomenta, presidente della Commissione consigliare legalità e antimafia, e i rappresentanti delle diverse scuole superiori, si è aperta con l’Inno nazionale e con il saluto di Paola Pollini, presidente della Commissione legalità di Regione Lombardia, alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine locali, delle associazioni combattentiste, del prevosto don Gianluigi Frova, del vicesindaco Maria Rita Vergani, degli assessori Paolo Bianchi (Scuola) e Valentina Giro (Ambiente). Presenti gli studenti degli istituti Rebora, Mattei, Majorana, Puecher-Olivetti, Cannizzaro, Fondazione Clerici. Accanto a loro Marika Trivigno di Libera di Arese e dintorni, esponenti di Avviso Pubblico e Alberto Bonacina, Referente Provinciale del Coordinamento lecchese di Libera. La diretta in streaming è stata garantita da Jerry Gentile, che il Comune ringrazia per la disponibilità.

L’assessore alla legalità Nicola Violante ha introdotto la cerimonia ideata per celebrare la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie che si è celebrata a livello nazionale il 21 marzo: “In questo luogo che già ricorda numerose vittime della ferocia di tutte le mafie, il Comune di Rho intende onorare un impegno che personalmente avevo preso con Salvatore Borsellino. Un anno fa gli avevo promesso che qui avrebbe trovato posto anche una targa che onorasse il sacrificio delle donne e degli uomini delle scorte dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di Francesca Morvillo. Caro Salvatore, sono felice di averti qui questa mattina per poter svelare insieme questa targa”.

Quindi, è intervenuto il Sindaco Andrea Orlandi: “Vedo riunita tutta la nostra comunità. Veri protagonisti sono i ragazzi con insegnanti e dirigenti, ma ai parenti delle vittime di mafia va innanzitutto il nostro affetto: ogni volta si riapre una ferita e immagino non sia semplice. Li ringraziamo perché hanno fatto una scelta, trasformando una ferita in un seme che viene gettato. Questo è anche il significato di questo luogo, confiscato alla criminalità organizzata. E’ stato il primo bene assegnato alla nostra città, grazie agli studenti del liceo Majorana è diventato Parco della legalità e qui crescono semi che permettono di avere alberi che ricordano persone. Sono semi di legalità sparsi in tutta la città, perché crescono in ciascuno di voi. Semi che vanno scoperti, accompagnati, irrigati lungo la vita. Spero che questa mattina contribuisca a farli sbocciare. A Rho la mafia c’è, come dico sempre, ma credo si possa dire che anche Rho c’è contro la mafia”.

Il Sindaco e Salvatore Borsellino hanno quindi svelato la targa che ricorda, per la strage di Capaci del 23 maggio 1992, accanto a Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro; per la strage di via D’Amelio a Palermo del 19 luglio 1992, accanto a Paolo Borsellino, gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli.

Gli studenti del liceo Majorana hanno rievocato lo scoppio della bomba che ha sventrato l’autostrada a Capaci e di quella che ha generato un immenso cratere in via D’Amelio, con il suono audio delle esplosioni e con la loro performance. Ciascuno ha impersonato una delle vittime, ha ricordato quanti anni avrebbe oggi e ha terminato dicendo: “Io sono vivo/a”.

Riportiamo il testo relativo a Paolo Borsellino: “Hanno tentato di ucciderci, ma oggi noi siamo qui per combattere la mafia, attraverso la memoria storica dei nostri familiari e del nostro amico sopravvissuto, l’agente Antonino Rullo. Sono Paolo Borsellino e ho 52 anni, dopo la morte del mio amico Giovanni Falcone la mia vita è diventata un incubo ma io non mi fermo. Continuerò a cercare la verità sulla strage di Capaci e a combattere Cosa Nostra. La mia famiglia è importante e per questo cerco di non trascurarla. Oggi, per esempio, devo accompagnare mia madre dal cardiologo. Sono appena arrivato sotto casa sua, in via D’Amelio. Mamma, sto arrivando. Ragazzi, vado a citofonare. Sono le ore 16.58 del 19 luglio 1992 e io sono appena saltato in aria per mano della mafia assieme agli agenti della scorta. Nel 2024 compio 84 anni. Io sono vivo”.

I ragazzi hanno lavorato con i docenti Collica, Landolfo, Fulciniti e Casillo. Con loro anche Massimiliano Messina, operatore di una TV locale (Retesei – Mediaset) che arrivò per primo a Capaci. “Nel cuore conservo emozioni incredibili – ha ricordato Messina – Quei giorni ho visto l’orrore e ora i ragazzi mi hanno riportato indietro nel tempo. Ebbi la fortuna di conoscere i giudici alle conferenze stampa, avevano sempre il sorriso nonostante quel macigno mafioso sulle spalle. Ogni uomo deve spogliarsi di questa cultura mafiosa che opprime. Ci sono atteggiamenti non facili da debellare, come cercare raccomandazioni o semplicemente il parcheggiare in seconda fila. Facciamo in modo che non sia vano il sacrificio di grandi uomini”.

Ha preso quindi la parola Salvatore Borsellino: “Qui la sensibilità dell’Amministrazione comunale mi permette di mantenere la promessa che trent’anni fa feci a mia madre. Lei chiamò me e mia sorella Rita e chiese una promessa: dovete andare dappertutto, ovunque vi chiamino, per non far morire il sogno di Paolo. Lo faccio da 30 anni. Credo che il sogno di Paolo vivrebbe anche senza di me, perché era un sogno d’amore. Hanno inventato bombe di tutti i tipi ma non riusciranno mai a inventare una bomba che uccida l’amore. Per amore hanno sacrificato la vita mio fratello e con lui la scorta. Mamma ci chiese di accompagnarla dalle madri degli agenti: si inginocchiava e baciava loro le mani, dicendo che avevano sacrificato la vita dei loro figli per suo figlio e doveva a loro riconoscenza eterna. Oggi sono qui perché ho voluto mantenere quella promessa. Altri alberi sono stati piantati in tutta Italia. Ogni volta ho chiesto di mettere i nomi degli agenti delle scorte, tutte le vittime di mafia sono persone da onorare come eroi. Se non ci fosse stata tanta indifferenza questa nostra terra non avrebbe bisogno di eroi che sacrificano la loro vita perché noi non abbiamo fatto abbastanza”.

La parola è passata agli studenti delle classi 3A e 3B dell’indirizzo economico sociale del liceo Rebora, preparati dai docenti Esposito e Fabrizi, che hanno presentato un lavoro tratto dal libro “La scelta di Lea”, in memoria di Lea Garofalo.

Quindi, studenti del Mattei hanno rievocato la storia di Domenico Gabriele, ferito a 11 anni da un colpo di pistola alla testa il 25 giugno 2009 e morto tre mesi dopo il 20 settembre. Agli studenti, alla professoressa Ilaria Galimberti, e a tutti i presenti si sono rivolti i genitori di Dodò, Giovanni e Francesca Gabriele: “Stiamo mettendo paura alle mafie – ha detto papà Giovanni – Quando ho visto mio figlio a terra, insanguinato, vedevo solo buio. Ho visto poi il riscatto dello Stato. Lo Stato siamo noi, ci sono anche mele marce ma occorre avere fiducia e noi non siamo mai stati lasciati soli, altrimenti saremmo stati dei sepolti vivi. Non chiedo vendetta, ma la pena dovuta. Il vero ergastolo oggi lo viviamo noi senza Dodò. Nostra missione è raccontare e spiegare che la mafia non ha mai avuto un codice d’onore visto che il primo bambino ucciso dalla mafia risale al 1896. A ottobre Dodò compirà 26 anni. E Dodò è vivo”.

Gli studenti del Puecher-Olivetti hanno proposto una lettera a Marcella Di Levrano da parte di una studentessa della 3 F accompagnata dalla studentessa che l’ha scritta della classe 3A (Olivetti) e dalla docenti Barca e Fulgido. Marisa Fiorani, mamma di Marcella, ha rievocato la sua storia: “Marcella ha incontrato il mondo delle sostanze quando aveva 16 anni. Era solare, intelligente, aveva tanti progetti, la droga le impedì di continuare. A 20 anni rimase incinta ed era felice, poi tornò alla droga perché il padre della bambina non la voleva. Io avevo alle spalle un matrimonio difficile, ero da sola con 3 figlie che volevo fossero donne libere, grazie alla cultura, la droga ha portato Marcella in un mondo maledetto. Lei il 24 giugno 1987 andò a denunciare chi spacciava. Io ho sempre chiesto aiuto alle istituzioni, nessuno mi ha ascoltato. Alla questura di Lecce Marcella è stata registrata di nascosto. Quando, nel 1990 doveva testimoniare contro la Sacra Corona Unita l’hanno presa, portata in un bosco e ammazzata a colpi di pietra. E’ stato tremendo. Non mi sono costituita parte civile, per mancanza di fiducia, e mi sbagliai perché persi il diritto di essere infornata. Allora promisi che non mi sarei fatta distruggere dal dolore. Da quando ho incontrato don Luigi Ciotti non sono più sola. E sono orgogliosa di Marcella che ha avuto il coraggio di denunciare”.

Il prossimo anno al Parco della Legalità sarà dedicato un albero in memoria di Marcella Di Levrano.

Infine, il professor Sergio Colombo e gli studenti delle 5ST e 5A dell’IT Cannizzaro hanno presentato l’esito di un questionario sulla mafia nella nostra zona sottoposto agli studenti delle superiori. Una presentazione pubblica del report sarà organizzata quanto prima. E tutto verrà riproposto fra tre anni per cogliere i cambiamenti.

Al termine, il ringraziamento di Clelia La Palomenta: “Continuiamo con questo impegno per mantenere viva la memoria”.

Prima della cerimonia, alcuni studenti del Majorana hanno piantumato sessanta arbusti in attuazione del progetto ForestaMi, seguito dall’assessora Valentina Giro. L’azione fa seguito a un incontro avvenuto al liceo con Stefano Boeri e a diverse iniziative legate alla importanza degli alberi per affrontare il cambiamento climatico. Arbusti di diverse specie, scelti con Andrea Montorio del Parco Nord Milano, d’intesa con Circola, che ha stretto un patto con Comune e liceo scientifico per il Parco della legalità, permettono ora di prendersi cura dell’area, di aumentare la biodiversità, per creare “una piccola oasi verde, in cui seminare bene per crescere meglio”.

Anche il Progetto rhOasi è stato presente. Non c’erano i ragazzi, che da un mese lavorano a una canzone sulla legalità e l’hanno realizzata in uno studio di Lainate. C’era un cd sul cancello del Parco a richiamare questo impegno e a invitare a seguire su Instagram la promozione del brano.

ARTICOLI CORRELATI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Ads -
2,585FansMi piace
160FollowerSegui
0IscrittiIscriviti

Ultime news

- Ads -