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Respinta la risoluzione della maggioranza; Prodi alle 19.00 da Napolitano

Dopo il voto al Senato è arrivata la dichiarazione ufficiale del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, che alle 19 si recherà da Napolitano: ”Ho sentito il Presidente della Repubblica e gli ho comunicato l’intenzione di recarmi al più presto al Quirinale per conferire e informarlo della situazione alla luce del voto odierno al Senato”.
Nel corso della giornata, l’Assemblea del Senato  ha ascoltato le comunicazioni del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli esteri Massimo D’Alema sulla politica estera del Governo.

La proposta di risoluzione della maggioranza – prima firmataria la capogruppo dell’Ulivo, senatrice Finocchiaro – è stata respinta: i voti a favore sono stati 158, 136 i contrari e 24 le astensioni. Mentre, la proposta di risoluzione del sen. Andreotti è stata invece approvata con 315 voti a favore, 1 contro e un astenuto.
La risoluzione con la quale il centrosinistra approvava le comunicazioni del ministro degli esteri D’Alema sulle linee di politica estera del Governo non ha ottenuto la maggioranza dei voti ed è stata quindi respinta. E’ stata invece approvata una risoluzione del senatore Andreotti per la liberazione dei militari israeliani rapiti a Gaza e nel Libano. L’opposizione ha sottolineato l’importanza del voto e chiesto le dimissioni del Governo.
Nel suo intervento il Ministro degli esteri, rivendicando la coerenza della politica estera del Governo alle grandi scelte condivise dell’impegno internazionale italiano, agli impegni assunti dagli elettori ed agli interessi strategici del Paese. Una politica ispirata al rifiuto della guerra ed al perseguimento della soluzione pacifica delle controversie internazionali attraverso un impegno costante ed una presenza attiva e credibile (tale perché accompagnata dall’assunzione di rilevanti responsabilità) nell’ONU, nella NATO e nell’Unione europea.
In ambito comunitario, ha ricordato il Ministro, l’Italia è impegnata per il rilancio dell’unità europea e per l’allargamento ai Paesi balcanici e alla Turchia, per la riforma degli assetti istituzionali salvaguardando i contenuti innovativi del trattato firmato a Roma nel 2004, per il consolidamento della partnership con la Russia, per l’adozione di politiche energetiche comuni, per l’armonizzazione delle posizioni politiche europee in sede internazionale. Rispetto alla crisi mediorientale ed alla lotta al terrorismo, il Governo ha operato per scongiurare lo scenario di una guerra di civiltà, per rilanciare i tradizionali rapporti di amicizia con il mondo arabo, per favorire l’avvio di un processo di pace tra israeliani e palestinesi, in particolare assumendo responsabilità di primo piano nella soluzione del conflitto in Libano e negli sforzi per la formazione di un Governo unitario palestinese. Coerentemente alla sua impostazione politica e programmatica, il Governo ha ritirato il contingente militare in Iraq ma ha rafforzato l’appoggio economico e civile alla popolazione irachena. Per quanto riguarda l’Afghanistan, l’Italia continuerà a partecipare alla missione dell’ONU, nella consapevolezza che la violazione unilaterale e non condivisa da alcun altro Paese di tale mandato e la rottura della solidarietà con l’Europa le impedirebbero di svolgere un ruolo attivo di pacificazione, in particolare organizzando il dibattito sul rinnovo dell’impegno delle Nazioni Unite e premendo per l’indizione di una conferenza internazionale di pace con la partecipazione di tutti i soggetti interessati. Inoltre, il Governo ha operato per un allargamento degli orizzonti dell’azione diplomatica italiana al fine di governare gli effetti della globalizzazione attraverso la cooperazione internazionale: in tal senso vanno interpretate le missioni in India, Cina, Giappone e Brasile e con una nuova attenzione verso l’Africa. Infine, l’Italia ha assunto un ruolo da protagonista su grandi questioni di principio quali la moratoria universale delle esecuzioni capitali nell’ambito della campagna per l’abolizione della pena di morte e raddoppiato la spesa per l’aiuto pubblico allo sviluppo. Pur comprendendo le posizioni critiche assunte da settori della coalizione su talune questioni, il ministro D’Alema ha chiesto il consenso della maggioranza sull’impostazione complessiva e sugli ideali e obiettivi di fondo della politica estera del Governo.
Adesione che è stata assicurata dai senatori Dini, Manzella, Mele, Nieddu, Zanda e Finocchiaro (Ulivo), Perrin, Tonini e Peterlini (Aut), Gagliardi e Russo Spena (RC), Barbato (Pop-Udeur), Formisano (IdV) e il senatore a vita Colombo. Hanno garantito il voto favorevole per senso lealtà nei confronti della coalizione, ma esprimendo critiche al Governo sull’allargamento della base militare di Vicenza, sul rifiuto di definire una exit strategy dall’Afghanistan e sull’autorizzazione di nuove spese militari, i senatori Giannini, Grassi (RC), Bulgarelli e Cossutta (Verdi-Com) e Rame (IdV).
Per l’opposizione sono intervenuti i senatori Burani Procaccini, Rebuzzi, Biondi, Pianetta e Schifani (FI), Selva, Mantica e Matteoli (AN), Antonione, Stracquadanio e Pistorio (DC-PRI-IND-MPA), Pirovano e Fruscio (Lega), Buttiglione e Baccini (UDC) hanno sottolineato le divisioni presenti all’interno della maggioranza, dove interi settori votano contro coscienza solo per mantenere in vita il Governo. Si palesa in modo sempre più evidente la debolezza dell’attuale coalizione di centrosinistra, condizionata da pregiudiziali antiamericane e da istanze veterocomuniste; una debolezza che è deleteria per la credibilità e l’affidabilità dell’Italia in sede internazionale e ne pregiudica l’azione diplomatica. In realtà l’azione del Governo non può che fondarsi sulle scelte condivise della politica estera nazionale, alle quali il Governo Berlusconi ed il centrodestra si sono sempre coerentemente ispirati.
Con motivazioni difformi si sono astenuti il Gruppo UDC e i senatori Follini (Idm), Rossi (Ind) e Andreotti. Ha dichiarato voto contrario il senatore Cossiga.

CICCHITTO: PRODI DOVREBBE DIMETTERSI

“Il voto di oggi è la conferma che un governo che va dai troskisti a Mastella e Marini non regge, specie sulla politica estera. Prodi dovrebbe
andare al Quirinale e dimettersi”. Lo ha affermato Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore nazionale di Forza Italia.

SACCONI: PRODI SI E’ FERMATO A VICENZA
 
"Prodi si e’ fermato a Vicenza. Solo una visione cinica della politica poteva far occultare in una farisaica unita’ della coalizione di maggioranza la manifestazione antigovernativa di Vicenza". Lo ha affermato il senatore di Forza Italia, Maurizio Sacconi, secondo il quale "mai definizione di una coalizione, l’Unione, e’ stata cosi’ ipocrita".
PISANU: IL GOVERNO NON HA UNA POLITICA
 
"E’ una caduta fragorosa, il governo non c’e’ piu’". Lo ha affermato Giuseppe Pisanu commentando la sconfitta del governo al Senato sulla politica estera: "Un governo che non ha una politica estera non ha una politica".

Redazione + agenzie

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