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CASE POPOLARI, AFFITTI PRIVATI E EMERGENZA ABITATIVA

Le case popolari vanno assegnate alle famiglie in graduatoria di bando e non sottratte o destinate a operazioni di valorizzazione.

(mi-lorenteggio.com) Milano, 18 maggio 2023. Non è riducendo ancora di più l’offerta di alloggi a canone sociale e alimentando il (solito) conflitto tra poveri e meno poveri che si affronta l’emergenza abitativa in Lombardia. È forse opportuno partire da qualche semplice dato di realtà.

Per anni in Lombardia, soprattutto nelle città capoluogo, Milano più di tutte, si è continuato a vendere e/o a ridestinare quote importanti di edilizia pubblica per scopi diversi dalle finalità d’istituto, anziché costruire nuove case popolari e recuperare gli alloggi degradati per assegnarli alle famiglie meno abbienti.

Il rialzo generale dei prezzi sul mercato abitativo, l’impoverimento delle famiglie e una legislazione sulle locazioni private che nella realtà non regola quasi niente e ha di fatto lasciato mano libera alla proprietà immobiliare (l’87% dei contratti di locazione in regione sono a regime libero del canone),  hanno aumentato e diffuso disagio ed emergenza abitativa.

Nel 2022 solo a Milano, nei due bandi per l’assegnazione di case popolari, sono state presentate complessivamente oltre 34 mila domande, per circa 1.200 alloggi disponibili in tutto tra Comune e ALER. Di questi alloggi “disponibili”, alla data odierna, neppure tutti sono stati effettivamente assegnati, per colpa delle procedure assurde previste dalle norme e per l’inadeguatezza degli uffici.

Per contro ci sono poco meno di 10.000 case popolari che restano sfitte e non entrano nel sistema ordinario delle assegnazioni, non solo per problemi manutentivi che, peraltro, non vengono nemmeno puntualmente verificati dagli uffici (e comunque le risorse per sistemarle in meno di 2 anni ci sarebbero), ma per inefficienza gestionale e, peggio ancora, perché si vorrebbero sottrarre alla loro originaria destinazione “valorizzandole”.

Intanto l’emergenza abitativa legata agli sfratti è fuori controllo e non esiste possibilità che a una famiglia sfrattata in difficoltà, neppure se con minori, anziani o invalidi, venga offerta preventivamente una soluzione attraverso l’assegnazione di una casa popolare.

In un simile contesto non si può e non si deve ridurre ulteriormente l’offerta abitativa pubblica.

Si metta, invece, finalmente mano alle normative regionali per rendere veloci le assegnazioni, efficiente la gestione, utilizzare di tutti gli alloggi pubblici sfitti, garantire l’accesso alla casa popolare secondo criteri prioritari di bisogno.

Infine, se il problema sono i prezzi degli affitti, Regione e Comuni dicano chiaramente che è necessario intervenire sul mercato privato, riformando la Legge 431/98 sulle locazioni private che ha liberalizzato i prezzi della locazione e ha generato centinaia di migliaia di sfratti per morosità su tutto il territorio nazionale.

Si deve, insomma, intervenire a tutti i livelli istituzionali con l’obiettivo di controllare e limitare le speculazioni immobiliari, garantire e aumentare l’offerta accessibile  di alloggi in affitto anziché considerare qualsivoglia espansione immobiliare un segnale di sviluppo e  benessere urbano.

Solo così è possibile tutelare in questo ambito i redditi di lavoratori e pensionati. E anche i diritti degli studenti fuori sede.

CISL Lombardia
La segretaria Roberta Vaia  
SICET Lombardia
Il segretario generale Leo Spinelli

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